Yoga come cammino per allargare il proprio orizzonte

Daniele Dionisi Yoga del Centro Ariccia

Lo yoga rappresenta una possibilità per cominciare a guardare alle cose da un’altra prospettiva, o per meglio dire prospettive. Si comincia dal corpo.
Quando io ho iniziato venivo dalle arti marziali, più precisamente dal karate, ero abituato a faticare molto, a spingere; facendo mio il detto che senza fatica sudore e anche dolore non si ottengono risultati. Un atteggiamento marziale, che per molto tempo ho riversato nella pratica dello yoga, ero un allievo modello, facevo esattamente tutto ciò che il mio insegnante mi diceva, senza domandarmi il perché. Sono diventato vegetariano convinto, facevo docce fredde, digiuni, insomma non mettevo in discussione ciò che mi veniva prescritto. Mi sembrava che questa fosse la strada da seguire.
Nel tempo sono cominciati a nascere i perché. Ero giovane non ancora 18enne, perché facevo tutto questo? La risposta è venuta con il tempo, molto tempo.
Lo Yoga in questo mi ha aiutato molto. Guardarsi dentro con onestà, confrontarsi con tutte le proprie parti, anche e soprattutto quelle più scomode. La risposta che trovai non fu piacevole, facevo tutto ciò, non tanto per convinzione, quanto per compiacere il mio insegnante, per essere visto, riconosciuto, accettato. Certo ero giovane, ma così non poteva andare.
Nel tempo ho sviluppato, diffidenza ogni volta che mi veniva imposto qualcosa. Le etichette mi stavano strette. Se faccio yoga non significa che sono necessariamente vegetariano, vegano o santo. Gli atteggiamenti spesso settari e rigidi che ho trovato stridevano con il senso di leggerezza e di tranquillità che la pratica mi regalava ogni volta, o quasi. Questa insofferenza mi ha fatto impiegare tanto tempo a trovare la mia strada. Sono stato allergico alle scuole ai metodi ed ancora oggi non nascondo che faccio fatica a definirmi. Lo yoga è cosi personale e infinito, che mi rimane sempre difficile ingabbiarlo in una definizione finita. Sembra un gioco di parole.
Sono grato comunque a tutte le cose incontrate che non mi corrispondevano, mi hanno permesso di comprendere bene ciò che assolutamente non volevo e che mai avrei proposto alle persone che avessi incontrato nelle vesti di insegnante. Tra queste l’intolleranza.

NON SI PUÓ PRATICARE PENSANDO CHE QUELLO CHE SI FA è LA COSA IN ASSOLUTO MIGLIORE.

È buona per me che l’ho scelta in funzione dei miei bisogni ma resta la consapevolezza, che tante strade ci sono ed ognuno deve trovare la propria. Questo per me ha che fare con Haimsa la non violenza, non si può imporre abusando di un ruolo, ma solo gentilmente proporre, ed ognuno sceglie in libertà e con i propri personalissimi tempi. Un’altra cosa per me molto importante è Satya, la verità.

Quando si insegna si può donare, solo una conoscenza esperienziale che ci appartiene da dentro. Meglio lasciare da parte le teorie sciorinate, per fare bella figura, ma di cui non si ha un vissuto personale.

 

DANIELE DIONISI

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